Deposizione di CristoScritto da marcello fumagalli il 22 Maggio 2025 La stampa sembra essere stata benedetta, nel 1898, da un Patriarca ortodosso dal nome di Serafino La composizione iconografica esprime, secondo la tradizione russa e in un’armonica raffigurazione, la “Deposizione del corpo di Gesù” con tutti gli “strumenti[1]” della Passione di Cristo. Le scritte in cirillico[2] permettono di identificare i personaggi e consegnano la storia dell’opera la cui consacrazione sarebbe avvenuta in occasione dell’ampliamento del complesso abbaziale tra gli anni 1897 e 1898. Il Monastero inizia la sua storia nel 1880 quando fu costruita una chiesa in legno dedicata al Profeta Elia poi sostituita da una in pietra nel 1893. Più tardi, nel 1897, fu eretto un campanile e nel 1913 fu unita un’ulteriore “chiesa refettorio” dedicata, a sua volta, all’Arcangelo Michele. La stampa, di dimensioni ragguardevoli (70x50 cm circa), è realizzata su un supporto di seta probabilmente nell’intento di aumentarne l’importanza come pregevole opera d’arte. L’incisione è inoltre corredata da una serie di immagini evocanti la “Passione” di Gesù nel rispetto della consuetudine religiosa cristiano ortodossa. Parte centrale Nel mezzo spicca il corpo di Cristo appena deposto dalla Croce ancor prima di essere avvolto nella Sacra Sindone appoggiata sulla Pietra dell'Unzione[3]. Il Cristo è nimbato[4] e l’aureola ha le tre lettere Omega, O e N il cui significato corrisponde a quanto la Divinità rivelò a Mosè dal Roveto ardente; “Io sono Colui che sono”. Attorno al Cristo, da sinistra a destra, Giuseppe d’Arimatea[5], Maria Salomè[6], Maria Maddalena o di Magdala[7], Maria madre di Gesù[8], l’Apostolo Giovanni[9] e Nicodemo[10]. Alle spalle delle donne, tutte in lacrime, una croce massiccia è ritratta con l’inevitabile corona di spine e il “titulus crucis” INRI[11]. La corona di spine è simbolicamente un segno di sconfitta da un lato e dall’altro un segnale di vittoria. Nel mondo greco romano l’intreccio di rametti di ulivo o di alloro era la metafora del trionfo e quando invece si presentava ligneo e spinoso diveniva l’emblema delle sofferenze della vita. In secondo piano, sulla sinistra, sono ritratte le “Pie donne[12]” nell’atto di portare i recipienti degli oli aromatici per l’unzione del corpo di Cristo, come il costume religioso ebreo prevedeva, prima della sepoltura. All’immagine delle “Pie donne”, si contrappone, sul lato destro, la figura di un angelo inginocchiato sopra il Santo Sepolcro mentre indica il cielo richiamo alla Resurrezione[13]. In profondità all’orizzonte un profilo di cupole, campanili e chiese alluderebbe al Monastero di Troekurovsky con tutti i suoi maestosi edifici. Sul bordo basso della Pietra dell’Unzione una caraffa e una spugna accennano alla detersione del corpo appena deposto dalla croce. Alcune scritte stampate e alcune aggiunte a mano, circondano uno stemma araldico con una torre, una chiesa e un’aquila bicefala. Nelle espressioni artistiche russe appaiono spesso stemmi con la combinazione degli elementi appena descritti creando una forte senso storico del paese e del popolo russo. La Torre e la Chiesa corrispondono, rispettivamente, alla forza e alla spiritualità, incarnazioni di resistenza e protezione nonché di fede e religiosità cristiana ortodossa. L'Aquila bicefala è invece un elemento di potere e sovranità spesso associato all'Impero Bizantino e alla Russia. Le due teste possono essere intese in diversi modi, ad esempio come riproduzione dell'unione di due parti di un territorio o come metafora di dualità e saggezza. Il Tetramorfo Nella storia dell’arte, il motivo del “Tetramorfo”, di origine orientale, è costituito dalle figure dei “quattro Evangelisti” ognuna con il capo aureolato e affiancata dalla propria personificazione; Matteo ... l’Uomo o l’Angelo, Marco ... il Leone, Luca ... il Toro o il vitello, Giovanni ... l’Aquila. Nel medaglione gli Evangelisti hanno tutti penne e calamaio a testimonianza dei Vangeli che hanno scritto e i loro “segni” sono fasciati da quattro, sei, oppure otto ali. Le iscrizioni Le molteplici didascalie sono (al momento) limitatamente interpretabili in quanto il testo usa un alfabeto cirillico antico modificato nei caratteri, rispetto all’originale, a causa delle differenti derive linguistiche dialettali. Una scritta riguarda Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo nell’atto della deposizione del Corpo di Cristo e del suo successivo posizionamento nella Sacra Sindone stesa sulla Pietra dell’Unzione (Gv 23,50-56). Una piccola scritta sopra la testa delle “Pie donne” deve avere ancora una translitterazione come altre due piccole scritte nel bordo basso. Il complesso testo, sotto l’immagine centrale, permette di leggere solo alcune parole come ... Chiesa del Profeta Elia Yaroslavl .... e forse il nome di una località con l’aggiunta di cognomi e, forse, il nome del Patriarca ortodosso Serafin o Serafino che ha impartito la benedizione all’opera. La scritta formata da due caratteri cirillici a stampa e da due a mano può essere la data della benedizione[14]. La correlazione delle lettere dell’alfabeto cirillico con i numeri romani è una pratica diffusa nella scrittura russa. Alcune parole riprodotte sui libri degli Evangelisti sono nel libro di Giovanni .... La Parola Originale, in quello di Luca .... il Perché incerto, in quello di Marco .... La Voce del vangelo ed in fine in quello di Matteo.... Il libro principale. Strumenti della Passione “Arma Christi” La stampa, come già sottolineato, è arricchita da una nutrita iconografia della Passione nota come “Arma Christi”. Il “corredo di strumenti”, usato per la crocefissione di Gesù, appare a sinistra come a destra, in alto come in basso occupando l’intera opera. A sinistra un angelo mostra la Croce, la Lancia Sacra utilizzata dal soldato romano Longino per trafiggere il costato di Cristo e l’asta con la spugna imbevuta di aceto. In contrapposizione, sul lato di destra, un altro angelo stringe la colonna della flagellazione, dove Gesù fu legato, e una canna che i soldati posero in mano a Gesù, come scettro, nell’atto di deriderlo. In alto, al centro, il sudario[15] o “Mandylion” è mostrato da due angeli con impresso il volto acheropita di Cristo[16], altra distintiva reliquia della cultura religiosa ortodossa medio orientale. A sinistra sono raffigurati rispettivamente: il martello e la tenaglia, il Sole e la Luna metafore dell’eclissi che si verificò durante la Passione di Cristo (Mt27,33-50), un sacco di monete d’argento allegoria delle trenta monete prezzo del tradimento di Giuda (Mt27,33-10), il guanto che colpì Gesù durante il processo farsa e la derisione da parte dei soldati (Lc22,63-65). A destra la lanterna e le torce usate dai soldati per individuare e arrestare Gesù nell'Orto degli ulivi, oltre a spade e bastoni (Mc 14,43-52). In basso, al centro, la scala per la deposizione del corpo di Cristo, la tunica rossa senza cuciture che i soldati, per non tagliarla, se la giocarono a sorte con i dadi: sulle vesti tirarono in sorte..., (Marco Mc 15,24), i chiodi con i quali Gesù fu inchiodato alla croce, la frusta in saggina con la quale fu percossa la schiena martoriata e sanguinante di Cristo. Al lato sinistro un elmo e le chiavi, il gallo che cantò indicando il tradimento di San Pietro dopo aver rinnegato, per tre volte, Gesù, (Marco 14,66-71 e par.). La spada usata da Pietro per tagliare l'orecchio di Malco servo del sommo sacerdote (Gv 18,10). Talvolta, come in questo caso, è affiancata da un orecchio umano. A destra la brocca d’acqua usata da Pilato per lavarsi le mani. Ogni “Strumento” è diventato un oggetto di venerazione per i cristiani e conservato come reliquia in differenti luoghi sacri oltre ad essere raffigurato in tutto il repertorio artistico della cristianità. Il Santo Graal, il calice usato da Gesù nell’Ultima Cena, che alcune tradizioni vogliono sia stato utilizzato poi da Giuseppe d’Arimatea per raccogliere il sangue sgorgato dal costato di Cristo durante la crocifissione, potrebbe essere raffigurato dal contenitore in mano a Maria Salomè. Un contenitore d’aceto usato per dissetare Gesù. Le catene o le corde che cinsero Gesù durante la notte in prigione. Un’attenzione singolare deve essere riservata alle chiavi, all’elmo e ai dadi che mostrano i numeri 4, 5 e 1. Le "chiavi della passione di Cristo" si riferiscono alle chiavi d’oro e d’argento affidate a San Pietro. Nel caso in esame la chiave d’oro è raffigurata con il segno “più” mentre quella d’argento con il segno “meno”. Queste chiavi hanno il potere di legare o di sciogliere, come promesso da Gesù a Pietro nel Vangelo di Matteo. La chiave d'oro simboleggia il potere nel regno dei cieli, mentre la chiave d'argento rappresenta l'autorità spirituale del Papato sulla terra. La corda che unisce le impugnature delle chiavi indica il legame tra i due poteri. In altre parole, le chiavi della passione non sono strumenti fisici utilizzati durante la passione di Cristo, ma una allegoria che rappresenta il potere e la responsabilità che Gesù affidò a San Pietro e, successivamente, ai Papi nel guidare la Chiesa. L’elmo, in un contesto religioso, può essere associato a figure divine o santi e può rappresentare la protezione divina o la forza spirituale. I dadi, con i numeri in evidenza, possono essere associati al significato simbolico della passione e quando sono 4, 5 e 3 i numeri mostrati la somma è 12 ovvero gli apostoli o le tribù di Israele. Nel caso della stampa i numeri sono 5, 4 e 1 ovvero 1 il numero rappresentante la divinità, la singola figura di Cristo e il 4 e 5, insieme, possono rappresentare la vita terrena e la forza divina di Cristo. L'uso di questi dadi può essere trovato in luoghi di culto e in contesti religiosi dove evocano il significato simbolico della passione di Cristo. [1] Arma Christi [2] Antico [3] La Pietra dell’Unzione è una reliquia della Passione di Gesù, ritenuta il luogo dove il suo corpo fu preparato per la sepoltura (Gv 19,38 e ss) [4] Cinto da aureola [5] Giuseppe d’Arimatea fu un discepolo del “Maestro” che si nascondeva per paura in quanto membro del Sinedrio. Giuseppe d’Arimatea riceve il permesso da Pilato di prendere il corpo di Cristo. [6] Maria Salomè discepola di Cristo, moglie di Zebedeo, madre di Giacomo il maggiore e Giovanni. L’evangelista Matteo ricorda che ella chiese a Gesù di far sedere accanto a Lui i suoi figli. Nei Vangeli esiste una certa indeterminazione nel descrivere le tre Marie ai piedi della croce. [7] Considerata un’importante seguace di Gesù. Prima testimone della resurrezione “testis divinae misericordiae” come la definisce Gregorio Magno 64° Papa della Chiesa. [8] Maria Vergine madre di Gesù [9] L’Apostolo Giovanni, unico fra gli apostoli che accompagna Maria madre di Gesù sotto il patibolo, è colui che riceve da Gesù l’affidamento di Maria sua madre e nello stesso tempo che Gesù affida a Maria. [10] Nicodemo è un fariseo membro del Sinedrio, a lui la tradizione affida anche un Vangelo Apocrifo ed è considerato Santo sia dalla Chiesa cattolica sia da quella ortodossa. Nicodemo e Giuseppe d’Arimatea erano discepoli nascosti di Gesù che hanno partecipato alla deposizione dalla Croce. [11] Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum [12] In alcuni scritti le “Tre Marie” [13] L'angelo seduto sulla pietra del sepolcro con il dito indice alzato è un'immagine ricorrente nella tradizione cristiana, che rappresenta la resurrezione di Gesù. Questa scena è spesso raffigurata nei quadri e nelle sculture che rappresentano la visita al sepolcro da parte di Maria Maddalena e delle altre donne. L'immagine dell'angelo seduto sulla pietra del sepolcro è un simbolo di speranza, di vita eterna e di trionfo sulla morte [14] 1898 [15] Fazzoletto di lino purissimo che presso gli antichi romani veniva avvoltolato attorno al collo per asciugare il sudore. Presso gli Ebrei e in alcune religioni di popoli antichi velava la faccia del defunto. Nella tradizione evangelica il fazzoletto usato dalla Veronica per asciugare il sudore di Cristo mentre saliva al Calvario. [16] L'immagine era ritenuta di origine miracolosa ed era quindi detta acheropita, cioè "non fatta da mano umana"